Contesto del progetto degli audit clinici

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Garantire cure di qualità e proteggere il personale

Il progetto degli audit clinici ha preso avvio nel 2011 nell’intento di garantire cure di qualità mediante radiazioni ionizzanti con dosi elevate e proteggere il personale medico. Queste radiazioni comportano infatti vantaggi, ma anche rischi.

Per il bene del paziente*, è dunque essenziale che gli esami e i trattamenti con questi raggi (p. es. raggi X) siano giustificati e realizzati in maniera ottimale. È fondamentale soppesare scrupolosamente i vantaggi e i rischi prima di ogni impiego e verificare che non esistano metodi alternativi (p. es. la risonanza magnetica per immagini RMI o gli ultrasuoni) in grado di produrre un risultato equivalente. L’applicazione è ritenuta giustificata quando i vantaggi superano i rischi. Alcuni esempi di dosi di radiazioni in campo medico sono elencati qui.

In Svizzera la dose media di radiazioni alla quale è stata esposta la popolazione nell’ambito delle applicazioni medich è aumentata del 40 per cento negli ultimi 20 anni (1998–2018) (cfr. documenti). Tale aumento è riconducibile in primo luogo agli esami effettuati con la tomografia computerizzata (TC) che si sono triplicati dal 1998.

Collaborazione con i portatori di interessi

In collaborazione con i rappresentanti delle diverse associazioni professionali di medici, fisici medici e tecnici di radiologia medica, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha definito le basi legali per gli audit clinici nell’ordinanza sulla radioprotezione riveduta (ORaP), entrata in vigore il 1° gennaio 2018. L’ordinanza sancisce il principio della giustificazione delle esposizioni mediche (art. 3, 27, 28, 29) e prescrive gli audit clinici (art. 41–43).

Ogni titolare di una licenza per le applicazioni mediche di radiazioni in medicina nucleare o radioterapia, nonché per la tomografia computerizzata o procedure diagnostiche e terapeutiche interventistiche con impiego di radioscopia può essere sottoposto a audit ogni 5 anni ed è tenuto a eseguire annualmente un’autovalutazione dei propri processi.

 

Sistema di peer review

Il concetto di audit clinico è stato introdotto in Europa nel 1997 con la direttiva 2013/59/Euratom. Per organizzare il proprio sistema di audit clinici la Svizzera, che non è uno Stato membro dell’Unione europea, si è dunque ispirata all’esperienza della Finlandia, Paese pioniere in questo ambito e i cui centri radiologici sono già stati sottoposti a più audit.

Gli audit clinici sono valutazioni svolte da colleghi specialisti (chiamate anche peer review), che esaminano le pratiche di un servizio e, se necessario, formulano raccomandazioni per una migliore giustificazione delle esposizioni e per ottimizzare i processi e le risorse dell’azienda. Non si tratta dunque né di controlli amministrativi né di ispezioni svolte dalle autorità di sorveglianza.

*I termini di genere maschile utilizzati in questo contesto si riferiscono a persone di entrambi i sessi. Il maschile inclusivo è usato unicamente per rendere più scorrevole la lettura.